mercoledì 26 giugno 2019

SIAMO NEL 2019 O NEL MEDIOEVO? DUE STORIE SU CUI RIFLETTERE

Leggo su due quotidiani altrettante storie che ci riportano indietro nel tempo… a qualche secolo fa. Storie che parlano di pregiudizi, per non dire superstizioni. Duri a morire. Mi hanno fatto venire i brividi. Li riporto integralmente, ovviamente con la citazione della fonte.
Cominciamo con la prima. Titola Huffingtonpost.it del 26/6/2019: «Rapiscono il figlio omosessuale e da Padova lo portano in Bulgaria per “rieducarlo”». Sommario: «Mamma, papà e un amico di famiglia organizzano l'operazione: ora rischiano il processo per sequestro di persona». Rischiano? Riflessione mia: In Italia si usano tante cautele nel parlare di persone che si sono macchiate di un delitto, sarebbe bene che si puntasse di più il dito contro di loro quando c'è la certezza che abbiamo commesso l'illecito, al di là della sentenza del processo. La giustizia italiana è troppo permissiva. Comunque ecco di seguito l'articolo senza firma.


«Si amavano, tanto. Ma non tutti vivevano serenamente la loro relazione. E per la famiglia di uno di loro era una “brutta faccenda”, da negare con violenza, stroncare, combattere. È la storia di amore gay di due ragazzi, osteggiata profondamente dalla famiglia di uno dei due.
I genitori così hanno tentato di rapire il figlio D., con il sostegno di un amico, e trasferirlo a forza da Padova, la città in cui studiava e viveva, in una località in Bulgaria sul mar Nero, in casa di alcuni parenti. Tre erano gli obiettivi: allontanarlo dal fidanzato N.: con il quale condivideva l'appartamento assieme ad altri due studenti; lavare l'onta che aveva macchiato la famiglia: tentare di “rieducarlo”. La storia, che risale a quattro anni fa e solo ora arriva a processo, è stata raccontata da Il Mattino di Padova.Ora la coppia di genitori di origine bulgara, ma residente nel Veronese, e l'amico che li ha aiutati rischiano il processo. Il pubblico ministero padovano Sergio Dini ha chiuso l'inchiesta e si prepara a sollecitare il giudizio nei confronti della madre e del padre della vittima, entrambi 44enni, con casa a San Giovanni Lupatoto, e dell'amico di origine serba, 41enne che vive a lavora a Lonigo. Sono molto gravi le accuse: sequestro di persona aggravata, violenza privata e lesioni personali, sempre aggravate e continuate.
È solo una coincidenza l'incontro dei due giovani gay nell'appartamento dove alloggiano assieme ad altri due universitari. Subito si trovano simpatici. Si piacciono. E scoprono anche di amarsi, vivendo quel legame affettivo omosessuale con gioia.All'inizio la famiglia del ragazzo bulgaro non vede o finge di non accorgersi. Poi, incapace di accettare la situazione, decide di    
intervenire. A modo suo: Sul 16 maggio di quattro anni fa i genitori di D. i genitori si presentano nell'appartamento a Padova scortati dall'amico. Il figlio apre la porta di casa, ignaro della trappola.
Il terzetto piomba nell'abitazione dove i due compagni si trovano soli.
L?aggressione è rapida e feroce. N. viene costretto a restare fermo in un angolo per evitare che possa scappare e chiedere aiuto. Quando tenta di intervenire a favore di D:, è minacciato di morte e colpito in pieno volto da un pugno che gli provoca lesioni guaribili in sei giorni. Nel frattempo D. è immobilizzato, trascinato giù dalle scale della palazzina e caricato a bordo di un'auto che sguscia via a tutta velocità».

Da allora del giovane non si sono più avute per tanto tempo. Né è noto in che modo i genitori pensassero di poterlo “rieducare” e convertirlo in “etero”. Per fortuna, alla fine tutta la brutta storia è venuta a galla, e adesso il tentativo di “rieducazione” con le maniere forti, anzi disumane, assurde e inconcepibili, avrà, si spera, la giusta ed esemplare punizione.

La seconda storia riguarda invece la “sfida” al divieto delle autorità francesi da parte di alcune donne musulmane che in una piscina pubblica della città di Grenoble si sono immerse nella vasca intabarrate nel loro burkini, simbolo religioso che non può essere ammesso nella vita pubblica (e giustamente laica) del Paese d'Oltralpe. Riporto il breve pezzo di La Repubblica del 26/6/2019:

«A Grenoble, in Francia, un gruppo di donne musulmane ha manifestato in piscina a favore del burkini, il costume da bagno in linea con i dettami islamici che copre tutto il corpo lasciando scoperti solo mani, piedi e viso. Le donne si sono presentate in piscina con il burkini e nonostante i richiami dei bagnini conto l'indumento vietato hanno fatto il bagno per circa un'ora in mezzo agli altri ospiti della struttura, mentre molti di loro tifavano per le attiviste. Molte piscine in Francia lo proibiscono considerandolo un simbolo religioso islamico, contrario alla laicità dello Stato. Alla protesta hanno aderito i membri della Alleanza cittadina di Grenoble, scesi in campo per difendere quello che viene considerato un diritto delle donne musulmane».

Da La Repubblica ci si potrebbe aspettare qualcosa diverso da un'esultante difesa dei costumi islamici e dell'immigrazione islamica in Europa e nel nostro Paese?.
Peccato che il diritto e la libertà di ciascuno finiscono dove cominciano il diritto e la libertà di qualcun altro. Se vogliono indossare il burkini, magari le signore musulmane farebbero meglio a frequentare le piscine private di qualche loro correlegionario benestante, senza infrangere le leggi, provocare e infastidire chi ha abbracciato altre religioni e non ama le brutte e minacciose palandrane di cui si addobbano, in piscina come in strada. Siamo in Europa, bellezze! Palandrane e veli a casa vostra!


Nessun commento:

Posta un commento