venerdì 10 agosto 2018

L'ARTE DI CAMMINARE: CONSIGLI MINDFULNESS PER UNA PASSEGGIATA CONSAPEVOLE


In vacanza al mare, in montagna, al lago, in collina o campagna, perché non approfittare di belle passeggiate a contatto con la natura per allenarsi alla consapevolezza? È in fondo quella che i buddhisti chiamano la meditazione camminata, eseguita nella massima attenzione possibile a tutto ciò che ci circonda, alle sensazioni che ci provoca e alle reazioni suscitate in noi da questa ondata di stimoli sensoriali. Proviamo a farlo, allora, appena riusciamo a entrare istintivamente nel mood adatto. Senza costringerci, ovviamente. Come? Le prime volte forse avremo bisogno di qualcuno che ci guidi, che ci dia qualche dritta così che possiamo approfittare al massimo di questo straordinario momento. Ecco allora i consigli di un esperto in Mindfulness per trasformare la camminata in un prezioso allenamento mentale oltre che fisico. Da iniziare in vacanza e continuare anche al rientro.
Il testo è pubblicato sul sito internet del magazine Io donna (del Corriere della Sera) di questa settimana, che vi invito a consultare sia per leggere l'originale, corredato da suggestive fotografie, sia per trovare molti altri articoli relativi al settore Fitness e Benessere (www.iodonna.it).


La mindfulness, come molti sanno, è la capacità di essere presenti a se stessi, di avere la piena consapevolezza del momento che si sta vivendo, senza l’assedio dei pensieri (sul passato o sul futuro) e delle cosiddette “ruminazioni mentali” che tanto tempo ed energie tolgono al nostro presente. Mindfulness è un termine inglese che si riferisce alla “consapevolezza che sorge dal prestare attenzione, intenzionalmente, al momento presente e in modo non giudicante”, così come l’ha definita Jon Kabat-Zinn, professore presso la Medical School dell’University of Massachusetts (USA) a partire dal 1979. Da allora è stata proposta in più di 1.000 ospedali negli Stati Uniti e in Europa, come intervento di medicina partecipativa, perché riduce quel fiume di pensieri negativi, non produttivi, che sul lungo periodo provocano patologie stress-correlate, dai disturbi all’apparato digestivo a quelli cardiaci, fino all’alterazione del sonno e patologie cardiache.
La mindfulness è dentro di noi, da qualche parte: «è un’innata risorsa umana che, se coltivata e sviluppata attraverso una pratica continuativa, permette di sviluppare un ben-essere della persona basato sulla duplice capacità di essere significativamente in relazione con il proprio vivere e di autoregolarsi dal punto di vista psico-fisico», spiega Franco Cucchio, Coach ICF e MBSR Teacher Trainer per l’Italia del CFM Center for Mindfulness in Medicine, Health Care, and Society, University of Massachusetts-UMass. Cucchio è socio fondatore di Motus Mundi, uno dei centri italiani abilitati alla formazione diffusione e della pratica della mindfulness secondo il programma MBSR, seguendo lo spirito del fondatore del Center for Mindfulness, Jon Kabat-Zinn.

Usate la mindfulness per sconfiggere i pensieri negativi. In che modo? Siete al mare e camminate all’alba, lentamente, nel silenzio. Avete la netta percezione della sabbia tra le dita dei piedi, del rumore del mare che culla il vostro respiro. Siete in montagna, lungo un sentiero, e avvertite l’umidità muschiosa del bosco e lo scricchiolio delle foglie sotto vostri passi. Oppure siete in città, passeggiate con il gusto di osservare le case, i balconi fioriti, gli scorci improvvisi che aprono l’orizzonte. Ovunque siate, cosa c’è di meglio del tempo di vacanza per sperimentare una “passeggiata consapevole”? Utilizzata e apprezzata come elemento della mindfulness, è un vero allenamento per imparare a trovare varchi al vortice di pensieri che ci attanaglia tutto l’anno o che, spesso, compare proprio durante le tanto attese vacanze.

 Rallentare
 «Proprio in questi giorni ho condotto un corso intensivo di alcuni giorni e al mattino andavamo tutti a camminare all’alba sulla spiaggia, in silenzio, per ritrovare un contatto con la natura, con i nostri sensi e con noi stessi», spiega. «È importante rallentare il passo, per gustare il momento presente e riprendere contatto con il corpo e i cinque sensi. Quando rallentiamo il passo, facilmente ritorniamo consapevoli della natura in noi e attorno a noi. Impareremo, poi, che la pratica della camminata consapevole è sempre possibile, anche al ritorno dalle ferie, perfino se ci troviamo in ufficio: anziché correre da un luogo all’altro potremmo rallentare il passo e ascoltare di più il corpo, e magari arrivare al nostro appuntamento o colloquio con meno preoccupazione e uno stato interiore di maggiore apertura».

• Silenzio
È un elemento fondamentale: trovare alcuni minuti per restare in silenzio è un modo profondo per riconnettersi con se stessi. Nella pratica della mindfulness ci si siede in silenzio e in ascolto del proprio respiro e del corpo e gradualmente ci si porta ad acquisire una sensibilità per distinguere e entrare in contatto anche con le attività mentali e le emozioni. Il silenzio ci permette di riconnetterci ai nostri sensi e alla natura attorno a noi. Bastano solo un paio di giorni e ci trova un’affinità elettiva con il silenzio. «Nel 2013 la cardiologa e neurologa Imke Kirste della Duke University ha pubblicato lo studio “Is silence golden?”, spiega Cucchio. In un esperimento ha così dimostrato che il silenzio – più di qualsiasi altro suono – provoca la neurogenesi, ossia il processo che porta alla nascita e alla crescita dei neuroni».

• No cuffiette
Camminare con un sottofondo musicale, di qualsiasi tipo, non permette di raggiungere la connessione con se stessi ma, anzi, fa deconcentrare e rende i pensieri e le fantasie dirompenti. «La musica in cuffia, con cui spesso anche chi fa pratica sportiva si aiuta durante gli allenamenti per dimenticare la fatica, non è utile: anche gli sportivi dovrebbero invece imparare ad ascoltare il proprio corpo, essere concentrati sul respiro e sulla precisione del movimento, perché questo permette di migliorare la resistenza».

• Tutti i giorni
È importante rendere l’esperienza della passeggiata quotidiana, «perché la qualità della presenza a se stessi va allenata come un muscolo, le funzioni neuronali attentive si affinano e poi, senza nemmeno accorgersene, si arriva ad usarle anche nel quotidiano». Da soli o accompagnati, è una scelta personale. 

• Fare memoria
Quanto siete capaci di fare il pieno di ricordi delle vostre vacanze? Quanti momenti e immagini positive riuscite a collezionare, bagaglio fondamentale alla ripresa del lavoro? «Più le esperienze sono vissute consapevolmente, più esse rimangono nella nostra memoria», sottolinea Cucchio.
Mindfulness è un termine correlato a sati, parola indiana che nella sua etimologia ha anche “ricordare”. In questo caso, con una doppia valenza: ricordare ogni esperienza vissuta con consapevolezza, ma anche ricordarsi del momento presente, abbandonando il flusso di pensieri legati al passato o le ansie sul futuro».

lunedì 6 agosto 2018

IL FUTURO CHE CI ASPETTA (A LIVELLO COSMICO E PLANETARIO)


Ogni tanto ci accorgiamo che il cosmo esiste. È accaduto anche pochi giorni fa quando, lasciando da parte tutto ciò che di futile riempie la nostra vita, molti di noi sono rimasti a lungo con il naso in su per assistere (dove era possibile) alla lunghissima eclissi di Luna, peraltro uno spettacolo che si ripete spesso, anche se per tempi più brevi, e quindi non è affatto un avvenimento così raro e straordinario. Comunque, questa occasione almeno ha spinto molti ad ammirare la luna rossa e Marte, quel dischetto luminoso e rossastro che le appariva accanto, e a meditare con tanta emozione sulla grandezza del cosmo, appunto. Le persone meno superficiali a volte possono farsi alcune domande su questo tema, un vero enigma sul quale l'uomo ha sempre cercato di indagare utilizzando i mezzi che aveva a disposizione al momento, una fase storica dietro l'altra, fin dall'antichità. Hubert Reeves, un astrofisico di fama mondiale, autore di vari libri tra i quali L'universo spiegato ai miei nipoti, si è espresso varie volte in merito, con posizioni anche scomode o provocatorie, ma comunque sempre accessibili al grande pubblico. Sul cosmo e sulla sua evoluzione, ma anche sul destino del nostro sistema solare e del pianeta che ci ospita, tra l'altro si è espresso anche così:

«Le osservazioni più recenti sembrano favorire lo scenario di una continua espansione. L'universo sarebbe allora di dimensioni infinite e la sua vita si prolungherebbe indefinitamente. Esso si raffredderebbe tendendo a poco a poco verso lo zero assoluto. Detto ciò, non bisogna essere categorici: le nostre previsioni si basano su teorie che presuppongono l'esistenza di quattro forze, e di quattro soltanto. Nulla ci consente di affermare oggi che non ne scopriremo altre, e tali scoperte potrebbero modificare le nostre previsioni.
Le stelle che rischiarano il nostro cielo notturno non partecipano però a tale espansione. Globalmente, non si allontanano da noi. L'espansione avviene tra le galassie e non all'interno di queste. Col tempo le galassie appariranno via via più deboli ai nostri telescopi, ma tale indebolimento non sarà percettibile se non tra parecchi miliardi di anni.
Certe stelle moriranno, come il nostro Sole, che ha già bruciato la metà del suo idrogeno ed è a mezzo cammino della sua vita. Tra 5 miliardi di anni l'avrà consumato quasi tutto e diventerà un gigante rosso. Il suo nucleo centrale si contrarrà sempre più; la sua atmosfera invece si espanderà fino a un miliardo di chilometri. Nello stesso tempo il suo colore passerà dal giallo al rosso.
Il Sole sarà mille volte più luminoso di oggi. Visto dalla Terra, occuperà una gran parte del cielo. La temperatura sul nostro pianeta salirà fino a parecchie migliaia di gradi: la vita scomparirà, la Terra si volatilizzerà. Ciò accadrà tra alcune centinaia di milioni di anni. La nostra stella disintegrerà anche Mercurio, Venere e forse Marte. I pianeti lontani, come Giove e Saturno, perderanno la loro atmosfera di idrogeno ed elio e conserveranno soltanto gli enormi nuclei rocciosi messi a nudo. Più tardi ancora, il Sole, privato della sua sorgente di energia nucleare, prenderà l'aspetto di una stella nana bianca, della dimensione della Luna. Si raffredderà lentamente, per altri numerosi miliardi di anni, fino a diventare una stella nana nera, un cadavere stellare senza luce.
La Terra ritornerà nello spazio interstellare. Più tardi potrà entrare nella costituzione di nuove stelle, cioè parteciperà alla formazioni di altri pianeti.
E gli atomi del nostro corpo serviranno forse un giorno a formare altri organismi viventi, in lontane biosfere…
L'uomo non potrà restare sulla Terra più di 4 miliardi di anni, ma si può ipotizzare che già molto prima di questa fatidica data noi saremo in grado di compiere lunghi viaggi interstellari. Pensate ai progressi fatti in due o tre generazioni. Le nostre nonne viaggiavano a 50 chilometri all'ora al massimo, mentre noi oggi disponiamo di astronavi che raggiungono i 50.000 chilometri orari. Non è da escludere che le sonde arrivino un giorno a velocità vicine a quella della luce. I nostri discendenti saranno allora capaci di andare a cercare la luce in stelle lontane…
Ma dopotutto non è così certo che saremo noi i protagonisti di questa storia. Si potrebbe immaginare che la specie umana si possa spegnere senza che la vita scompaia totalmente. Gli insetti, per esempio, sono molto più resistenti di noi. Gli scorpioni possono convivere con un tasso di radioattività ben superiore a quello che ucciderebbe noi e potrebbero sopravvivere a una guerra nucleare, sviluppare la loro intelligenza e riscoprire la tecnologia. Rischierebbero, allora, tra alcuni milioni di anni, di incontrare problemi di inquinamento analoghi a quelli attuali.
Noi siamo attualmente di fronte ai limiti del nostro pianeta. È possibile far coesistere 10 miliardi di persone senza deteriorarlo? Anche se gli esseri umani sono geniali – e l'hanno provato numerose volte scindendo gli atomi ed esplorando il sistema solare – questo compito sarà più arduo di tutto quanto è stato fatto in passato. Esso impone, in particolare, di abbandonare l'idea di crescita economica e di limitarsi allo “sviluppo durevole”. Ma è difficile farlo capire a chi ci guida.
In un organismo esiste un sistema di allarme e uno stato di guarigione. Se ferito, tutto il corpo si mobilita. Dobbiamo inventare un sistema analogo a livello planetario. L'ONU e le associazioni umanitarie ne sono già un abbozzo. Bisognerebbe andare ben più lontano.
Forse siamo semplicemente ancora nella preistoria, forse abbiamo ancora bisogno di ancora molto tempo per accedere a un stato superiore di morale e civilizzazione. L'umanità ha davvero fatto progressi  dal punto di vista del comportamento e della morale? Non ne sono certo e se ne potrebbe discutere a lungo. È vero, c'è stata l'abolizione della schiavitù e il riconoscimento dei diritti dell'uomo. Ma gli indiani d'America avevano già raggiunto un ammirevole livello di comportamento umano. Avevano stabilito regole di condotta sociale che hanno largamente influenzato la Costituzione americana. Claude Lévi-Strauss ha dimostrato che la schiavitù è legata alle grandi civiltà. Non è un dato evidente che la morale progredisca.
La civilizzazione sulla Terra verosimilmente non è che un esempio tra molti. Nell'ipotesi in cui l'evoluzione cosmica abbia condotto alla formazione di altri pianeti, di altre forme di vita, di altre intelligenze, si può ugualmente supporre che queste civiltà extraterrestri si sian già confrontate con le minacce che noi oggi incontriamo sulla Terra. Una visita a questi mondi presenterebbe due tipi di aspetto ben diversi: pianeti aridi, coperti di rifiuti radioattivi presso quelle civiltà che non hanno saputo adattarsi; distese verdi e accoglienti resto le altre.
Nel XX secolo gli esseri umani hanno inventato due modi di autodistruggersi: l'eccesso di armi nucleari e il deterioramento dell'ambiente. La complessità può progredire? Sarebbe una buona idea per la natura raggiungere quel livello di evoluzione che la conduce a minacciare se stessa? L'intelligenza è un regalo avvelenato?
Si impone ora questa domanda: siamo in grado di coesistere con la nostra stessa potenza? Se la risposta è no, l'evoluzione continuerà senza di noi. Come Sisifo, avremo spinto il nostro sasso in cima alla montagna per lasciarcelo sfuggire di mano. È un po' sciocco, vero? Non dobbiamo chiudere gli occhi sulla gravità dell'attuale situazione. Tuttavia, quel che conta è restare ottimisti. Bisogna mettere in opera quanto è possibile  per salvare il nostro pianeta prima che sia troppo tardi. Spetta dunque a noi fare in modo che questa bella storia di mondo abbia un seguito».

C'è forse qualcosa da aggiungere?