lunedì 6 agosto 2018

IL FUTURO CHE CI ASPETTA (A LIVELLO COSMICO E PLANETARIO)


Ogni tanto ci accorgiamo che il cosmo esiste. È accaduto anche pochi giorni fa quando, lasciando da parte tutto ciò che di futile riempie la nostra vita, molti di noi sono rimasti a lungo con il naso in su per assistere (dove era possibile) alla lunghissima eclissi di Luna, peraltro uno spettacolo che si ripete spesso, anche se per tempi più brevi, e quindi non è affatto un avvenimento così raro e straordinario. Comunque, questa occasione almeno ha spinto molti ad ammirare la luna rossa e Marte, quel dischetto luminoso e rossastro che le appariva accanto, e a meditare con tanta emozione sulla grandezza del cosmo, appunto. Le persone meno superficiali a volte possono farsi alcune domande su questo tema, un vero enigma sul quale l'uomo ha sempre cercato di indagare utilizzando i mezzi che aveva a disposizione al momento, una fase storica dietro l'altra, fin dall'antichità. Hubert Reeves, un astrofisico di fama mondiale, autore di vari libri tra i quali L'universo spiegato ai miei nipoti, si è espresso varie volte in merito, con posizioni anche scomode o provocatorie, ma comunque sempre accessibili al grande pubblico. Sul cosmo e sulla sua evoluzione, ma anche sul destino del nostro sistema solare e del pianeta che ci ospita, tra l'altro si è espresso anche così:

«Le osservazioni più recenti sembrano favorire lo scenario di una continua espansione. L'universo sarebbe allora di dimensioni infinite e la sua vita si prolungherebbe indefinitamente. Esso si raffredderebbe tendendo a poco a poco verso lo zero assoluto. Detto ciò, non bisogna essere categorici: le nostre previsioni si basano su teorie che presuppongono l'esistenza di quattro forze, e di quattro soltanto. Nulla ci consente di affermare oggi che non ne scopriremo altre, e tali scoperte potrebbero modificare le nostre previsioni.
Le stelle che rischiarano il nostro cielo notturno non partecipano però a tale espansione. Globalmente, non si allontanano da noi. L'espansione avviene tra le galassie e non all'interno di queste. Col tempo le galassie appariranno via via più deboli ai nostri telescopi, ma tale indebolimento non sarà percettibile se non tra parecchi miliardi di anni.
Certe stelle moriranno, come il nostro Sole, che ha già bruciato la metà del suo idrogeno ed è a mezzo cammino della sua vita. Tra 5 miliardi di anni l'avrà consumato quasi tutto e diventerà un gigante rosso. Il suo nucleo centrale si contrarrà sempre più; la sua atmosfera invece si espanderà fino a un miliardo di chilometri. Nello stesso tempo il suo colore passerà dal giallo al rosso.
Il Sole sarà mille volte più luminoso di oggi. Visto dalla Terra, occuperà una gran parte del cielo. La temperatura sul nostro pianeta salirà fino a parecchie migliaia di gradi: la vita scomparirà, la Terra si volatilizzerà. Ciò accadrà tra alcune centinaia di milioni di anni. La nostra stella disintegrerà anche Mercurio, Venere e forse Marte. I pianeti lontani, come Giove e Saturno, perderanno la loro atmosfera di idrogeno ed elio e conserveranno soltanto gli enormi nuclei rocciosi messi a nudo. Più tardi ancora, il Sole, privato della sua sorgente di energia nucleare, prenderà l'aspetto di una stella nana bianca, della dimensione della Luna. Si raffredderà lentamente, per altri numerosi miliardi di anni, fino a diventare una stella nana nera, un cadavere stellare senza luce.
La Terra ritornerà nello spazio interstellare. Più tardi potrà entrare nella costituzione di nuove stelle, cioè parteciperà alla formazioni di altri pianeti.
E gli atomi del nostro corpo serviranno forse un giorno a formare altri organismi viventi, in lontane biosfere…
L'uomo non potrà restare sulla Terra più di 4 miliardi di anni, ma si può ipotizzare che già molto prima di questa fatidica data noi saremo in grado di compiere lunghi viaggi interstellari. Pensate ai progressi fatti in due o tre generazioni. Le nostre nonne viaggiavano a 50 chilometri all'ora al massimo, mentre noi oggi disponiamo di astronavi che raggiungono i 50.000 chilometri orari. Non è da escludere che le sonde arrivino un giorno a velocità vicine a quella della luce. I nostri discendenti saranno allora capaci di andare a cercare la luce in stelle lontane…
Ma dopotutto non è così certo che saremo noi i protagonisti di questa storia. Si potrebbe immaginare che la specie umana si possa spegnere senza che la vita scompaia totalmente. Gli insetti, per esempio, sono molto più resistenti di noi. Gli scorpioni possono convivere con un tasso di radioattività ben superiore a quello che ucciderebbe noi e potrebbero sopravvivere a una guerra nucleare, sviluppare la loro intelligenza e riscoprire la tecnologia. Rischierebbero, allora, tra alcuni milioni di anni, di incontrare problemi di inquinamento analoghi a quelli attuali.
Noi siamo attualmente di fronte ai limiti del nostro pianeta. È possibile far coesistere 10 miliardi di persone senza deteriorarlo? Anche se gli esseri umani sono geniali – e l'hanno provato numerose volte scindendo gli atomi ed esplorando il sistema solare – questo compito sarà più arduo di tutto quanto è stato fatto in passato. Esso impone, in particolare, di abbandonare l'idea di crescita economica e di limitarsi allo “sviluppo durevole”. Ma è difficile farlo capire a chi ci guida.
In un organismo esiste un sistema di allarme e uno stato di guarigione. Se ferito, tutto il corpo si mobilita. Dobbiamo inventare un sistema analogo a livello planetario. L'ONU e le associazioni umanitarie ne sono già un abbozzo. Bisognerebbe andare ben più lontano.
Forse siamo semplicemente ancora nella preistoria, forse abbiamo ancora bisogno di ancora molto tempo per accedere a un stato superiore di morale e civilizzazione. L'umanità ha davvero fatto progressi  dal punto di vista del comportamento e della morale? Non ne sono certo e se ne potrebbe discutere a lungo. È vero, c'è stata l'abolizione della schiavitù e il riconoscimento dei diritti dell'uomo. Ma gli indiani d'America avevano già raggiunto un ammirevole livello di comportamento umano. Avevano stabilito regole di condotta sociale che hanno largamente influenzato la Costituzione americana. Claude Lévi-Strauss ha dimostrato che la schiavitù è legata alle grandi civiltà. Non è un dato evidente che la morale progredisca.
La civilizzazione sulla Terra verosimilmente non è che un esempio tra molti. Nell'ipotesi in cui l'evoluzione cosmica abbia condotto alla formazione di altri pianeti, di altre forme di vita, di altre intelligenze, si può ugualmente supporre che queste civiltà extraterrestri si sian già confrontate con le minacce che noi oggi incontriamo sulla Terra. Una visita a questi mondi presenterebbe due tipi di aspetto ben diversi: pianeti aridi, coperti di rifiuti radioattivi presso quelle civiltà che non hanno saputo adattarsi; distese verdi e accoglienti resto le altre.
Nel XX secolo gli esseri umani hanno inventato due modi di autodistruggersi: l'eccesso di armi nucleari e il deterioramento dell'ambiente. La complessità può progredire? Sarebbe una buona idea per la natura raggiungere quel livello di evoluzione che la conduce a minacciare se stessa? L'intelligenza è un regalo avvelenato?
Si impone ora questa domanda: siamo in grado di coesistere con la nostra stessa potenza? Se la risposta è no, l'evoluzione continuerà senza di noi. Come Sisifo, avremo spinto il nostro sasso in cima alla montagna per lasciarcelo sfuggire di mano. È un po' sciocco, vero? Non dobbiamo chiudere gli occhi sulla gravità dell'attuale situazione. Tuttavia, quel che conta è restare ottimisti. Bisogna mettere in opera quanto è possibile  per salvare il nostro pianeta prima che sia troppo tardi. Spetta dunque a noi fare in modo che questa bella storia di mondo abbia un seguito».

C'è forse qualcosa da aggiungere?


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