domenica 13 marzo 2011

CERCHIAMO DI SCOPRIRE CHE COS'È PER NOI LA MALATTIA, CHE COSA VUOLE COMUNICARCI


C'è qualcuno che in passato (scusate, in questo momento non ricordo chi esattamente) ha definito la malattia come “benettia”, nel senso che quando stiamo male si tratta sempre di un segnale preciso che il nostro corpo ci invia per segnalarci che nella nostra dimensione psico-fisica è in atto un conflitto, il quale a volte si esprime anche come lotta tra agenti patogeni, tossine o quant'altro, e il nostro organismo, magari reso fragile da errori o imprudenze, ma sovente anche messo alla prova e intossicato dalle nostre cattive emozioni. A questi proposito vorrei citare qui un brano della sensitiva Barbara Ann Brennan (nella foto), tratto dal suo libro Mani di luce, Longanesi Editore. Ecco che cosa dice:
«È necessario penetrare nel significato più profondo delle nostre malattie. Dobbiamo domandarci: che cosa significa per me questa malattia? Che cosa posso imparare da essa? La malattia può essere semplicemente vista come un messaggio che il nostro corpo ci trasmette, del tipo: C'è qualcosa che non va. Non stai ascoltando la tua persona nella sua interezza. Stai trascurando qualcosa che è molto importante per te: Che cos'è? È in questo modo che si deve risalire all'origine di un disturbo; la ricerca va condotta sia a un livello psicologico-emotivo sia con un processo di comprensione o cercando di scoprire mutamenti nel vostro stato che possono essere non consci. Per riacquistare la salute bisogna intraprendere un lavoro personale e attuare una serie di mutamenti – un impegno che va al di là della semplice assunzione della medicina prescritta dal medico. Senza un mutamento nella persona, prima o poi insorgerà un altro problema che riporterà l'individuo alla fonte del disturbo originario. L'esperienza mi ha dimostrato che la chiave è proprio nella fonte; e di solito per risolvere il male alla fonte è necessario un cambiamento di abitudini che in ultima analisi induce a vivere più a stretto contatto con il nucleo essenziale di sé. In altre parole, penetriamo nella parte più profonda di noi stessi, quella che a volte è chiamata l'io superiore o la scintilla divina che sta nell'uomo».