sabato 20 ottobre 2012

ACCETTARE LO STATO DELLE COSE ED ESSERE UN TESTIMONE: ECCO DUE SEGRETI PER LA BEATITUDINE SECONDO OSHO

Ogni volta che lo leggo, mi emoziona e mi riempie di voglia di infinito. Secondo me è proprio Osho il più grande illuminato che abbia avuto il secolo scorso, quello dalle idee più aperte, universali. Credo sia sbagliato dire rivoluzionarie, perché in lui non c'è proprio niente di eversivo, solamente è iconoclasta, controcorrente, anticonformista, obiettivo, limpido, umano e, di conseguenza, divino. Ha avuto il coraggio di denunciare tutte le assurdità, le ingiustizie, i pregiudizi che dividono gli uomini e sono alle base della tante guerre che hanno insanguinato la loro storia.
Ho tra le mani uno dei suoi libri più recenti che s'intitola L'Abc del risveglio, Mondadori Editore. In ordine alfabetico, sono passati in rassegna dai suoi collaboratori tutte le principali tematiche che Osho ha trattato durante le conferenze pubbliche tenute un po' in tutto il mondo e gli incontri offerti agli allievi nel suo International Meditation Resort di Pune, in India.
Ho scelto per chi legge tre “voci” tratte da questo libro che mi hanno particolarmente affascinato non solo per la semplicità, ma anche per la profondità e la potenzialità di innescare una salutare trasformazione per tutta l'umanità, se solo volesse ascoltare queste parole divine. Vorrei condividerle con chi legge questo blog.

Fattualità

Il Buddha usa moltissimo la parola “fattualità”. Nella lingua del Buddha è tathata: la fattualità, lo stato delle cose. La meditazione buddhista non è altro che vivere costantemente in questa parola, con questa parola, così in profondità che la parola scompare e tu diventi la fattualità.
Mangi, dormi, respiri, ami, piangi in quella fattualità: diventa il tuo stile di vita, non hai bisogno di preoccupartene né di pensarci, è ciò che sei.
Per esempio, sei malato. Quest'attitudine “essenziale” è accettarlo e dire a te stesso: “Tale è la natura del corpo”, oppure: “Così stanno le cose”. Non creare alcuna lotta, non iniziare a lottare.
Hai mal di testa, accettalo: è la natura delle cose. All'improvviso accade un cambiamento, perché quando questo atteggiamento prende piede, il cambiamento lo segue, come un'ombra: se riesci ad accettare il mal di testa, il mal di testa scompare. Provaci: se accetti la malattia, questa inizia a scomparire. Come mai? Perché ogni volta che lotti, la tua energia è divisa: metà dell'energia si muove nella malattia, nel mal di testa, e metà dell'energia lotta contro il mal di testa. Si verifica una spaccatura, una rottura e la lotta… in realtà, questa lotta provoca un mal di testa ancora più profondo. Quando accetti, quando non ti lamenti, quando non lotti, l'energia dentro di te si integra e ogni spaccatura viene colmata. Allora si sprigiona una quantità di energia enorme, perché non esiste più alcun conflitto; e la stessa energia che si sprigiona diventa una forza che guarisce.
Questa parola, tathata, può operare così profondamente da essere efficace sulla malattia fisica, sulla malattia mentale e infine sulla malattia spirituale: è un metodo segreto, che porta al dissolversi di ogni malattia. Questa è la bellezza dell'assenza di lotta: trascendi, non sei più sullo stesso piano. E questa trascendenza diventa una forza che guarisce: all'improvviso il corpo inizia a cambiare. La stessa cosa accade alle preoccupazioni mentali, alle tensioni, alle ansie, all'angoscia. Perché una cosa ti preoccupa? Non sei in grado di accettarla, per questo ti preoccupa: vorresti che fosse diversa.
Per esempio, quando l'amore scompare, cosa puoi farci? Non hai scelta: non è possibile forzare l'amore… non si può far nulla contro natura. L'amore era una fioritura, ora l'amore è appassito. La brezza era entrata nella tua casa, ora si è spostata in un'altra. Questa è la natura delle cose: continuano a muoversi, a cambiare. Tu vorresti che questo amore rimanesse per sempre; nulla può essere eterno in questo mondo: tutto ciò che appartiene a questo mondo è momentaneo. Questa è la natura delle cose, la loro essenza, tathata.
Non puoi lottare contro “lo stato delle cose”, lo devi accettare.
Ricorda, la vita non ti asseconderà mai: tu dovrai assecondare la vita; lamentandoti o con gioia, questa è la tua scelta. Se l'asseconderai di malavoglia, soffrirai; se l'asseconderai con gioia, diventerai un buddha e la vita diventerà estasi.
Quando la consapevolezza esiste nella sua più completa nudità, ha un proprio splendore: è la cosa più bella che esista al mondo. Ma perché sia così, ci si deve immergere nell'accettazione della natura delle cose. Ricorda, la parola “accettazione” non è un granché. È troppo pesante – a causa tua, non a causa della parola in sé – in quanto tu accetti solo quando ti senti impotente: accetti con riluttanza, malvolentieri. Accetti solo quando non puoi fare nient'altro, ma in cuor tuo desideri ancora; vorresti che fosse diverso. Accetti come un mendicante, non come un re… e la differenza è immensa.
Quando accetti veramente in tathata, non esiste alcun rimuginare e non ti senti impotente: comprendi, semplicemente, che questa è la natura delle cose.
Tathata significa “accettazione con un cuore totalmente aperto”, non è affatto impotenza. Quando accetti la natura e ti dissolvi in essa, ne segui il corso. Non hai alcun passo personale da compiere, non hai una tua danza privata, non hai neppure una piccola canzone tua, da cantare: la canzone del Tutto è il tuo canto, la danza del Tutto è la tua danza. Tu non sei più un'entità separata.

Osservare

Medita, diventa sempre più silenzioso, sempre più distaccato dalla mente, diventa sempre meno identificato con il tuo processo di pensiero. Diventa un osservatore, continua a essere testimone di tutto ciò che passa per la mente e questo stesso processo in sé contiene tutto il segreto. Lentamente vedrai sempre meno pensieri arrivare, perché non dai più loro il benvenuto, non ti interessano, non ti ci aggrappi, non scegli questo piuttosto che quello, perché non giudichi più: pensieri buoni, pensieri cattivi, sono tutti uguali. Grandi pensieri, piccoli pensieri, sono tutti uguali, Tu rimani distante, distaccato, un osservatore sulla collina.
Un po' alla volta, sempre meno traffico… e un giorno, all'improvviso, cominciano a verificarsi degli intervalli. Un intervallo di pochi secondi e avrai un assaggio dell'ignoto. E una volta assaggiato qualcosa della nonmente, la tua vita reale ha inizio. Allora tutto è gioia, tutto è benedizione.
Ma per essere meditativi, occorre molta intelligenza. Non puoi continuare a essere così come sei, non puoi continuare a essere stupido. Devi essere molto allerta!
Disidentificandoti dal meccanismo corpo-mente, diventa un testimone, uno che guarda, un osservatore sulla collina. E mentre tu diventi un testimone, un osservatore, la collina si fa sempre più alta e la valle oscura rimane alle tue spalle. Per un po' di tempo ancora vedrai la valle, poi lentamente diventerà così distante che non riuscirai nemmeno più a vederla, non ne sentirai più il rumore; e arriva il momento, sulla vetta suprema, in cui la valle non esiste più per te.

Testimone

Nell'essere testimone la mente rimane solo come un biocomputer, un meccanismo, ma separato da te. Non sei più identificato con essa: quando ne hai bisogno puoi usarla, esattamente come usi un registratore. La mente è un registratore, ma non ha bisogno di essere accesa continuamente, non per ventiquattr'ore al giorno.
Quando occorre la mente, il testimone, l'uomo di meditazione, l'uomo di consapevolezza, è in grado di accenderla e spegnerla: quando vi parlo ho bisogno di accendere la mente, altrimenti il linguaggio non è possibile, la nonmente è silenziosa, non ha linguaggio. Solo la mente può fornire il linguaggio: devo usare la mente per relazionarmi con le vostre menti, è l'unico modo, quindi l'accendo.
Quando torno nella mia stanza la spengo, perché non ne ho bisogno.
Quando sei un testimone la mente permane, ma non lavora in continuazione. La tua identità con essa è spezzata: tu sei colui che osserva e la mente viene osservata. È un meccanismo meraviglioso che la natura ti ha donato, quindi puoi usarlo quando serve, come memoria, per i numeri di telefono, gli indirizzi, i nomi, i visi… è un ottimo strumento, ma niente di più.