venerdì 28 luglio 2017

SIAMO POLVERE DI STELLE: LA METÀ DEGLI ATOMI DEI NOSTRI CORPI VIENE DA LONTANE GALASSIE




Vorrei proporvi un affascinante articolo di Matteo Marini, tratto dalla sezione Scienze del quotidiano La Repubblica. Vale davvero la pena di leggerlo e di meditare sull'argomento. 


“Siamo fatti della stessa materia delle stelle”, scriveva l'astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan in Cosmos ben 37 anni fa. Ma ora sappiamo che metà di quella “polvere” proviene da stelle lontane, molto lontane, addirittura fuori dalla nostra galassia. La teoria si deve a un gruppo di astrofisici che sono riusciti a risalire, grazie ai calcoli di un computer, all'origine degli atomi di cui è fatta la Via Lattea. Compreso il nostro Sole, i pianeti e anche noi, gli inquilini di questo granella di materia, adesso ancora di più “cittadini dell'Universo”. 
Le stelle sono dentro di noi: “L'azoto del nostro Dna, il calcio dei nostri denti, il ferro nel nostro sangue e il carbonio nella nostra torta di mele”, diceva Sagan. Così come i peli del nostro gatto che poltrisce sul divano, il divano stesso e la carta, o lo schermo sul quale state leggendo questa storia. I miliardi e miliardi di atomi che li compongono sono materia intergalattica che ha percorso centinaia di migliaia di anni luce e infine si è riunita, compressa dalla sua stessa gravità.
Ma com'è arrivata fino a qui? Grazie ai venti galattici, scatenati dall'esplosione di supernove, stelle massicce giunte alla fine della loro vita. Sono fenomeni dall'immensa energia: le più potenti arrivano a essere anche diverse volte più luminose dell'intera Via Lattea. 
«Sapevamo già che siamo polvere di stelle - spiega Amedeo balbi, professore associato al dipartimento di Fisica dell'Università di Roma Tor Vergata, e divulgatore - cioè di materiali diffusi nell'Universo da queste esplosioni che arricchiscono il mezzo interstellare. Questi venti sono correnti di particelle cariche che, a quanto risulta dallo studio, spargono atomi non solo nelle vicinanze, ma su distanze tanto grandi da arrivare fino alle galassie vicine». Viaggiano per il cosmo a velocità di migliaia di chilometri al secondo. Per formare nuove stelle e nuove galassie. 
Ad aiutare i ricercatori è stato un computer che ha simulato l'ambiente intergalattico. Uno scenario virtuale ricreato grazie al progetto Fire (Feedback in realistic environments) della Northwestern University. E i risultati sono stati sorprendenti. Il team internazionale, coordinato da Claude-André Faucher-Giguère, ella Northwestern, ha dimostrato che galassie come la Via Lattea (che contano almeno 100 miliardi di stelle) si sono accresciute maggiormente proprio grazie a questo apporto, o furto, “ai danni” delle vicine. 
Pressoché il 50 per cento della materia che le forma proviene proprio da altri angoli dell'Universo. Nel nostro caso la grande la piccole Nube di Magellano, le più vivine alla nostra, ma distanti 160 mila e 200 mila anni luce.
È da questi suoi satelliti che la Via Lattea ha riciclato la maggior parte del materiale con un processo che si ripete dalla nascita dell'Universo. «Tutto quello che serve è cucinato dentro le stelle - racconta Balbi. - La prima generazione, dopo il Big Bang, aveva a disposizione solo idrogeno ed elio, poi le generazioni successive hanno cominciato a produrre elementi più pesanti. E, ogni volta che una stella esplode, quel materiale viene rimesso in circolazione nelle nebulose, che sono anche la culla di nuove stelle». 
E da queste nebulose che “accendono” gli astri siamo nati anche noi, una volta che la materia prima è stata a disposizione. 
«Succede quando quelle nubi molecolari hanno abbastanza elementi pesanti, polveri e molecole complesse, per formare anche i pianeti e poi molecole ancora più complesse che servono agli organismi viventi - conclude Balbi.  - Anche se per ora siamo l'unico esempio che conosciamo». 

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